Treglia (ITCI): Con gli smartphone sette giovani su dieci a rischio ludopatia

Fonte: Jamma del 27 marzo 2014 – “L’uomo è psicologicamente predisposto al gioco, il fenomeno della ludopatia è ancora più difficile da contrastare in contesti telematici”. E’ l’analisi che la psicoterapeuta cognitiva e ricercatrice dell’ITCI Mariangela Treglia. “Per chi è nato dopo il 1991″ ha spiegato, “è molto più difficile individuare il rischio online: sette giovani su dieci sono potenzialmente  a rischio specialmente con lo sviluppo degli smartphone. Una volta si giocava solamente al casinò, o nella bisca clandestina, oggi la bisca è disponibile a casa propria. E’ necessario quindi lavorare sull’educazione”.

Un allarme lanciato anche da Luca Massimo Chinni segretario generale di ADOnP: “In Italia il rischio della patologia coinvolge oltre due milioni di giocatori. E’ giusto parlare di stato patologico perché tale allarme è stato lanciato anche dalle sedi governative e dalla Corte dei Conti. Per fare fronte a questo problema sociale è giusto informare i cittadini su cosa è gioco legale e cosa non lo è. Prendendo per esempio la sola provincia di Roma, negli ultimi tempi sono state individuate venti sale non autorizzate che molto spesso hanno un contatto diretto con le mafie”.

Quando il sesso attiva gli stessi meccanismi della tossicodipendenza
L’ipersessualità è una malattia che rende difficile i rapporti personali e che si associa spesso ad ansia, depressione, sottostima, stanchezza e difficoltà cognitive e mnemoniche. come venne sottolineato dai professori Tonino Cantelmi ed Emiliano Lambiase in “La dipendenza sessuale. Modelli clinici e proposte di intervento terapeutico”, l’accesso alla pornografia facilitato da Internet sembra influire sull’aumento dei casi di dipendenza sessuale.
Desiderare di fare sesso, come un tossicodipendente può bramare la sua dose. La dipendenza dal sesso non differisce dalle altre pericolose dipendenze e l’ennesima conferma arriva dalla Cambridge University, dove una equipe di psichiatri coordinata da Valerie Voon ha sottoposto a risonanza magnetica due gruppi di volontari. Il primo campione, come spiegato da Plos One che ha pubblicato la sintesi della ricerca, era composto da soggetti che avevano una sana vita sessuale, mentre il secondo raccoglieva individui con comportamenti sessuali compulsivi. Sottoposti alla visione di video pornografici, nei soggetti sessualmente dipendenti si attivano le stesse aree cerebrali – amigdala e corpo striato ventrale – che si “accendono” nel tossicodipendente che guarda la droga.
La dipendenza sessuale o ipersessualità è una patologia che si stima interessi una persona su venticinque e che implica un comportamento ossessivo verso il sesso. Chi ne soffre pensa continuamente al sesso, cercherà di copulare indipendentemente da persone e luoghi o praticherà atti di masturbazione anche compulsiva. Si tratta di una patologia che altera in maniera sostanziale la vita di chi ne soffre, dal momento che comporta anche difficoltà relazionali. In particolare il soggetto ipersessuale avrà difficoltà ad innamorarsi e ad avere una vita sessualmente sana con il partner, tende a soffrire di apatia, ansia, svalutazione di sé, depressione, stanchezza, riduzione delle capacità cognitive e mnemoniche. E, come venne sottolineato dai professori Tonino Cantelmi ed Emiliano Lambiase in “La dipendenza sessuale. Modelli clinici e proposte di intervento terapeutico”, l’accesso alla pornografia facilitato da Internet sembra influire sull’aumento dei casi di dipendenza sessuale.
Fonte: Scienze fanpage del 12 luglio 2014