Successo per l’incontro “Generazione 2.0: rischi ed opportunità”

Relatrice Mariangela Treglia, Psicoterapeuta dell’Istituto di Terapia Cognitivo interpersonale di Roma fondato nel 2000 dal prof. Tonino Cantelmi.

Venerdì 19 ottobre 2018 alle ore 20.45, presso l’Associazione “La Nostra Famiglia”, Auditorium “Don Luigi Monza” Padiglione 6, si è tenuto l’incontro: “Generazione 2.0: rischi ed opportunità”. E’ intervenuta, Mariangela Treglia, Psicoterapeuta dell’Istituto di Terapia Cognitivo interpersonale di Roma fondato nel 2000 dal prof. Tonino Cantelmi.

Un pubblico partecipe e coinvolto ha dato vita, insieme alla relatrice, ad una serata ricca di spunti e caratterizzata da un clima di forte empatia e familiarità che ha favorito il confronto e la relazione tra i presenti. Con un approccio multicanale e multimediale, la Treglia ha saputo coinvolgere e appassionare il pubblico presente in un processo virtuoso, che ha favorito lo scambio di esperienze e di riflessioni sul tema della serata.

L’inizio del III millennio, ha esordito la relatrice, è coinciso con una crisi mai prima verificata della “relazione interpersonale”, principalmente dovuta all’irruzione della tecnologia e alla conseguente introduzione di nuove modalità di comunicazione (sms, chat, social network). Queste stanno trasformando la relazione interpersonale face-to-face in forme tecno-mediate di relazione che uomini, donne e adolescenti sembrano gradire di più. La rivoluzione digitale sembra anche concorrere a un cambiamento antropologico, una mutazione della nostra natura, con gli adulti di oggi che rappresentano una “generazione-di-mezzo”, né abbastanza maturi da rappresentare genitori autorevoli, né ormai ancora giovani da potersi permettere una mancata assunzione di responsabilità di fronte alle “chiamate della coscienza”.

Gli adulti di oggi sono affascinati dalla tecnologia e la utilizzano intensamente, ma sono dotati di un sistema mente-cervello predigitale e figli di una generazione pre-digitale oggi in estinzione. I bambini di oggi, definiti “nativi-digitali”, sono invece immersi dalla nascita nel mondo telematico attraverso il cellulare, il tablet, il computer, i videogiochi, e sono perciò dotati di nuove organizzazioni cognitive-emotive e forse di un cervello che ha già cominciato a cambiare.

In questa rivoluzione, i piatti della bilancia non hanno ancora trovato un nuovo equilibrio. I bambini acquisiscono subito capacità finora impensabili, imparano a calarsi in un mondo virtuale con gli avatar e i personaggi dei videogiochi, sviluppano ampie abilità visuo-spaziali grazie ad un apprendimento prevalentemente percettivo, ma non sviluppano adeguate capacità simboliche, utilizzano il cervello in modalità multitasking utilizzando più canali sensoriali e più modalità motorie contemporaneamente, sono abilissimi nel rappresentare le emozioni, ad esempio tecnomediando le loro relazioni con l’uso degli emoticons, ma non sanno viverle come le generazioni predigitali. Essi, infine, non hanno come riferimento la comunità degli adulti, poiché grazie alla tecnologia, vivono in comunità tecnoreferenziate e prevalentemente virtuali, nelle quali costruiscono autonomamente i percorsi del sapere e della conoscenza.

Gli adulti, purtroppo, sembrano ormai rinchiusi in un silenzio mai sperimentato prima, hanno un ruolo genitoriale “di mezzo” e come tale fluido, liquido, non sono adulti predigitali né adolescenti nativi digitali, utilizzano la tecnologia digitale, hanno un profilo sui social network come i loro figli, a volte li superano in fantasia ed esibizionismo, usano il dialetto tecnologico degli adolescenti e sono pienamente avvolti dalle dinamiche narcisistiche del contesto attuale. Possono essere genitori affettuosi, preoccupati per i loro figli, accudenti, ma hanno perso la capacità delle generazioni predigitali di educare e stanno anzi rinunciando a farlo. Così, non trasmettono visioni della vita, narrazioni, assetti valoriali e di significato, riflessioni di senso.

In questo contesto, i figli crescono capaci di costruire comunità tecnoreferenziate dotate di tecnologie e saperi propri, e apparentemente non hanno più bisogno di adulti, ma sono privati di un modello educativo e stanno diventando “orfani di maestri”.

Il genitore liquido subisce il tema dell’ambiguità, della fluidità dei ruoli, del narcisismo e del bisogno di emozioni e la relazione educativa ne risulta sbiadita proprio nella sua essenza. Il genitore è silente, rinunciando a narrare e a narrarsi, a trasmettere la propria visione della vita, a dare criteri di senso per le scelte. Si limita al più a offrire una molteplicità di scelte che però aggravano la situazione, generando un profondo smarrimento nel figlio.

Per di più, il genitore “di mezzo” sta generando fenomeni capaci di spegnere progressivamente la fiducia e la speranza nel bambino come nell’adolescente, piuttosto che di favorire la convinzione e la trasmissione dell’idea che il futuro sia una minaccia e non un tempo da attendere con speranza e progettualità, al punto da avvalorare la filosofia del “tutto subito”. Questo genera un nichilismo psicologico che attanaglia i giovani, sempre più orfani di maestri, generando in loro passioni tristi e spingendoli sempre più ad utilizzare estesamente la tecnologia, che permette loro di intessere relazioni potenzialmente infinite nel numero, ma povere nella qualità perché liquide e leggere, non impegnative, nella maggior parte dei casi prive di una interlocuzione diretta.

L’emergenza educativa, che si osserva ormai da anni, è forse legata al cambiamento d’epoca a cui stiamo assistendo. Educare significa farsi carico dell’altro, del figlio, del giovane portatore dei propri cromosomi attraverso una relazione autentica, piena, autorevole e aperta alla trasmissione di valori e significati della vita. Narrare sé stessi, la propria vita, la vita della famiglia e della società e con questo trasmettere valori e visioni della vita.

Questo richiede ai genitori di essere capaci di “stare” con i figli, più che di normare i tempi e l’utilizzo della tecnologia, di esserci per loro e con loro, di relazionarsi con loro, di essere significativi, di rappresentare un modello positivo, competente, esperto, ma soprattutto coerente e responsabile. In conclusione, ha sottolineato la relatrice, “ … educare vuol dire anche accettare il rischio della libertà del figlio, che può determinare momenti difficili e conflittuali, mettersi in discussione e anche riprogrammarsi. Il tempo della liquidità potrà scemare ed esaurirsi di fronte a quello della relazione autentica solo se sarà riscoperto il valore del legame e la sfida dell’educazione, restituendo così all’umanità del terzo millennio la fiducia nella vita e la speranza nel futuro.”

(Appunti della serata e “Abstract” su gentile concessione della dott.sa Mariangela Treglia)

I prossimi appuntamenti, sempre alle ore 20:45 c/o l’Auditorium “Don Luigi Monza, svilupperanno le seguenti tematiche:- Lunedì 5 novembre 2018: “Non cadere nella Rete e nelle trappole dei “lupi digitali”. Relatore: don Fortunato Di Noto (Parroco e Presidente dell’Associazione Meter Onlus contro la pedofilia e a tutela dell’infanzia).

– Martedì 20 novembre: “Rete: libertà e sviluppo del pensiero critico”. Relatore: Ezio Aceti (Psicologo dell’età evolutiva) – Referente scientifico del progetto formativo.

– Lunedì 3 dicembre: “Buone prassi e pratiche: proposte per la scuola”. Relatori: Manuela Ponti (Psicologo) di AIDD Onlus (Associazione Italiana contro la Diffusione delle Dipendenze) e Alberto Valsecchi (Psicologo e Psicoterapeuta) dell’Associazione Parvus di Erba.

(Le registrazioni delle serate saranno pubblicate sul nuovo Canale YouTube de: “Per fare un Bambino ci vuole un Villaggio”.)

Gli incontri sono stati organizzati da Generazione Famiglia Lecco, Associazione La Nostra Famiglia, CAV Lecco, DIESSE Lombardia, CIF Provinciale Lecco e sezioni di Galbiate e Valmadrera, Meter Onlus con il patrocinio di Provincia di Lecco, Comune di Bosisio Parini, Molteno e Rogeno. Referente scientifico del progetto formativo sarà, anche per questa edizione, il dott. Ezio Aceti. Ai docenti partecipanti, previa registrazione, verrà inviato Attestato di partecipazione al termine dell’intero ciclo di conferenze.