Il bambino e le parole perdute: la mutazione dell’infanzia nel silenzio degli adulti

Roma – Giovedì 21 Novembre ore 16.00 – Il bambino oggi viene sempre più precocemente autonomizzato e reso simile all’adulto, di cui è talvolta più preparato sul terreno della virtualità. Dagli anni duemila in poi, i bambini sono stati definiti nativi digitali (Prensky, 2001), volendo sottolineare la loro diversa modalità di essere e di comunicare rispetto alle generazioni precedenti e, in particolare, ai genitori. L’educazione è un concetto che il postmoderno tende a far scomparire, mettendo bambini e adulti sullo stesso piano, in quanto fruitori del medesimo stile di vita. Per prendere le misure di questo fenomeno, possiamo volgere lo sguardo all’habitat nel quale viviamo: è un mondo letteralmente colmo di oggetti che possono essere usati interscambiabilmente da adulti e bambini: abiti, film di animazione pensati per far appassionare a ogni età, divertimenti digitali. Sia per gli adulti che per i bambini si è giunti a tassi altissimi di mediazione tecnologica di esperienze e relazioni, e la quotidianità è stata ormai resa simile a un gioco.

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