I giovani ai tempi di Twitter

Fonte: periodico bimestrale della comunità del diaconato in Italia

Autore: Tonino Cantelmi

Anno di pubblicazione marzo/aprile 2012

II passaparola elettronico e la sua capacità di influenzare le opinioni trova forse una delle sue più evidenti espressioni in Twitter, che rappresenta il social network che più realizza il crowdsourcing, cioè lo sforzo collettivo di costruire una metodologia di collaborazione tra le persone, con inevitabili ricadute sulla credibilità dell’azione politica dei governi grazie alla possibilità di spostare il potere di influenzamento dalle gerarchie ai cittadini. Questa azione può essere svolta in modo costruttivo e democratico, ma al tempo stesso Twitter e in generale i new media possono prestarsi ad essere utilizzati come potentissimi strumenti per distruggere, confondere o seminare il caos. Così le trending topics sviluppate dall’incontrollato ping pong dei cinguettii di 140 caratteri si trasformano in onde off line rapide ed imprevedibili, che modificano il consenso dei cittadini, in una dialettica dentro-fuori (on line off line) infinita ed incontrollabile. Tutto ciò avviene nell’epoca della globalizzazione, caratterizzata, tra l’altro, dalla fine della Stato moderno e dalla separazione tra politica e potere: il potere e spalmato nel pianeta e non e più localizzato in un luogo definito, slittando di livello e sfuggendo al controllo dei cittadini. In questa separazione risiede I’origine della crisi della democrazia: i governi legittimamente votati e democraticamente eletti non hanno il potere di decidere e la globalizzazione non consente scelte locali. Per questo Twitter e i new media potrebbero rappresentare una delle risposte alla crisi della democrazia nell’epoca postmoderna. In altri termini nell’era della dittatura della globalizzazione, le manifestazioni di piazze e le “rivoluzioni” dell’epoca predigitale appaiono risposte insufficienti e prive di efficacia: se il potere è delocalizzato non ci sona “palazzi del potere” da scardinare ed assaltare. E allora, forse, la formazione del consenso e I’influenzamento dell’opinione potrebbero ripartire dal basso e rifondare una democrazia partecipata grazie al ciarliero, rapido, sincopato e planetario cinguettare di Twitter. Ma qual è l’estetica del mondo postmoderno tecnoliquido? Sostengo che la dimensione estetica prevalente, nella quale sembrerebbero crescere i nativi digitali, sia pervasa da tre elementi: il kitsch, il camp e il gusto horribilis.

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