Fonte: Simulation intelligence di ottobre 2013 – Intervistato da Adnkronos Salute, lo psichiatra Tonino Cantelmi, professore di psicologia dello sviluppo alla Lumsa ha dichiarato che siamo all’era della “comunicazione tecnoliquida”. Che cosa significa? In parole povere, che chi è cresciuto tra computer, videogame e tablet è dotato di un cervello più percettivo e meno simbolico. Parliamo di bambini in grado di distribuire la loro attenzione su 4/5 dispostivi allo stesso tempo.
Di Laura Tajoli
Iniziamo con qualche dato che possa aiutarci a chiarire lo sfondo sul quale ci muoviamo. Fonti Istat ci dicono che in Italia ci sono 8.325.217 bambini con meno di 14 anni. In questa fascia di età, quelli compresi tra i 6 e i 14 anni sono 5.012.660. Una ricerca condotta dall’Associazione Italiana Editori ha rilevato che tra i bambini e i ragazzi dai 2 ai 14 anni in media il 45,3 per cento “legge, colora, sfoglia libri o albi illustrati tutti i giorni” e che circa il 60 per cento di loro usa un pc tutti i giorni e naviga su internet.
Su scala mondiale, sappiamo ormai che le nuove generazioni sono “native digitali”. I ragazzini nati dopo il 2000 ragiona in modo diverso rispetto ai propri genitori. Studi condotti in Asia hanno mostrato che siamo di fronte a una vera e propria rivoluzione: l’umanità sta diventando mentalmente più rapida e multitasking. Intervistato da Adnkronos Salute, lo psichiatra Tonino Cantelmi, professore di psicologia dello sviluppo alla Lumsa ha dichiarato che siamo all’era della “comunicazione tecnoliquida”. Che cosa significa? In parole povere, che chi è cresciuto tra computer, videogame e tablet è dotato di un cervello più percettivo e meno simbolico. Parliamo di bambini in grado di distribuire la loro attenzione su 4/5 dispostivi allo stesso tempo. Cambiano, naturalmente, anche i modi dell’apprendimento. Pare infatti che i “nativi” imparino soprattutto attraverso il gioco, tutto deve essere divertente e veloce.
Messa di fronte a questo cambiamento epocale, l’editoria risponde, o cerca risposte che riescano a soddisfare una modalità di fruizione in fase di forte crescita. La qualità editoriale di libri digitali per ragazzi è aumentata, ma, dai dati emersi da un sondaggio online presentato a “Toc Bologna 2013” apprendiamo che soltanto il 30 per cento dei genitori utilizza ebook con i propri figli. Oltre il 60 per cento, infatti, predilige i libri su carta perché teme che il supporto digitale possa far perdere la “magia del libro”.
Cristina Mussinelli, consulente editoriale dell’Associazione Italiana Editori parla di una sorta di resistenza culturale. “È importante – spiega – far scoprire l’utilità del digitale che non sostituisce il libro cartaceo. I due supporti continueranno a convivere ancora per molto tempo”. Una cosa è certa. I prodotti, sotto qualsiasi forma, devono mantenere la loro qualità ma anche essere declinati in modi differenti.
E allora… via! Illustratori e autori si sforzano di adattare i loro contenuti e studiare soluzioni congeniali al formato elettronico. Dal canto loro, anche i bibliotecari stanno affrontando il cambiamento. Per esempio, le Biblioteche di Roma stanno mettendo a disposizione specifiche app per tablet e smartphone, e già svariati ebook sono disponibili al prestito. Giuseppe Bertorilla, della biblioteca di Rozzano, nel milanese, sostiene che chi si occupa di bambini non possa prescindere dal fatto che siano nativi digitali: “non si può neppure ignorare che mai come in questa epoca si scrive e si legge, post, sms, status di facebook. E occorre tenere presente che anche i videogiochi sono stimoli cognitivi e approcci alla lettura”.
Un mercato tutto nuovo apre le sue porte. Non resta che buttarsi dentro a capofitto, cercando di stare al passo con la velocità e le molteplici capacità dei piccoli nativi digitali.