Cernilli (Doctor Wine), non accettabili toni violenti grandi chef in tv

Fonte: Ansa.it canale Terra e Gusto del 31/01/2017– Cernilli (Doctor Wine) ha affermato che non sono accettabili i toni violenti dei grandi chef in tv, per il Prof. Cantelmi il linguaggio forte e crudo dei grandi chef “è una drammatizzazione ad arte, alla gente piace infatti quella forza, coraggio e severità che esce dalla loro bocca e che non si trova più nella società amorfa e melliflua di oggi”.

“Tendo a perdere la pazienza quando vedo dei cuochi in televisione fare più i guitti che i professionisti, abbandonando le loro cucine agli aiutanti, per un senso di protagonismo che darà pure successo mediatico ma che crea, almeno in me, molte perplessità”. Lo afferma Daniele Cernilli, già co-fondatore con Stefano Bonilli del Gambero Rosso e attuale direttore di Doctor Wine, testata online da lui diretta, nell’editoriale ”Stelle scadenti”. Tra le perplessità di Cernilli anche quella riferita ai comportamenti troppo severi dei grandi chef e al fatto che le loro parole suonano spesso come schiaffi. Dare lo spettacolo di una cucina gestita con una violenza degna di un penitenziario di massima sorveglianza o di una caserma punitiva è davvero qualcosa di accettabile? – osserva Cernilli -. Farà anche spettacolo, ma non mi sembra un esempio da seguire in modo acritico, e non mi pare che da parte della stampa si sia scritta anche solo mezza riga su questo o che qualche sindacato sia intervenuto. Non tutti gli chef di valore sono così, ovviamente.

Quelli che vivono la loro cucina con impegno, senza fare i fenomeni, ma solo bene il loro lavoro non fanno parte del ritratto che ho provato a realizzare”. “Soprattutto – conclude Cernilli – rispetto coloro che creano intorno al loro ristorante una vera economia locale, acquistando prodotti dai contadini o dagli allevatori del posto, assumendo personale del posto, facendo arrivare in luoghi isolati molta gente che ci va solo per la loro presenza. Penso a ristoranti come Caino a Montemerano o il Reale di Niko Romito a Roccaraso, o Salvatore Tassa ad Acuto, tanto per fare esempi con nomi e cognomi”.

Per lo psichiatra Tonino Cantelmi, docente all’Università europea di Roma il linguaggio forte e crudo dei grandi chef che giudicano gli aspiranti cuochi in serie tv come ‘Masterchef’ o simili “è una drammatizzazione ad arte, alla gente piace infatti quella forza, coraggio e severità che esce dalla loro bocca e che non si trova più nella società amorfa e melliflua di oggi”.

Il fatto di confrontarsi con un maestro severo è una cosa che manca ai giovani di oggi per questo piace, al pubblico come agli stessi concorrenti – continua Cantelmi -. Manca in genere il senso dell’autorità nella scuola e nella famiglia e questi chef invece la fanno sentire. E’ una cosa molto affascinante e che cattura il pubblico”.